“Thom Pain è solo. Entra in scena al buio. Non ci sono tecnici sul palco, non c'è l'uomo del suono ad aiutare la sua entrata con una musica. Non c'è una scena.E' un uomo solo, che soffre sotto il tiro delle luci del palco. Ha parole che non suonano come le battute di un testo teatrale ma hanno il linguaggio e la forza di un uomo che parla, mettendosi in fila come in un flusso di coscienza, continuamente sospeso tra memoria e paura. Credo che questo testo non faccia sconti a nessuno - spiega Elio Germano - tanto meno a me. Non puoi entrarci, a meno di non "essere" Thom Pain. E questa è stata la grande difficoltà richiesta al mio lavoro: essere e non provare di imitare, essere lui dal primo momento, senza indugi, senza giudicarlo, senza recitare le sue intenzioni. C'è solo Thom Pain e il pubblico, con il quale cerca di stabilire una relazione, pure essendo terrorizzato dall'idea di una qualsiasi possibile sintonia.Ho pensato, provando, che Thom Pain parlando, fissi gli spettatori e scorga nei loro sguardi gli spunti di conversazione che lo portano a cambiare continuamente argomento dal suo discorso iniziale...”.
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